Destino degli embrioni derivanti da procreazione medicalmente assistita e non più impiantabili

26 ottobre 2007

Abstract

Testo integrale

Il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha preso in considerazione il “destino” di quegli embrioni, formati a fini procreativi attraverso tecniche extracorporee di procreazione medicalmente assistita (PMA), che a seguito di analisi morfologica presentano gravi anomali irreversibili, così da ritenere non opportuno il loro impianto e, pertanto, destinati a non essere portati a nascita. Questa situazione dell’embrione è prevista dalle Linee guida all’art. 13 della L. 40/2004 che stabiliscono che, qualora dall’indagine osservazionale “vengono evidenziate gravi anomalie irreversibili dello sviluppo di un embrione”, questo non sia criconservato, bensì lasciato in cultura fino alla sua estinzione. La presenza, ora, di embrioni nelle condizioni sopra ricordate costituisce un rilevante problema bioetico e giuridico. Si consideri, da un lato, che la ricerca effettuata attraverso le cellule embrionali potrebbe presentare una notevole rilevanza a fini conoscitivi e terapeutici e, dall’altro, che il prelievo di cellule staminali pluripotenti implica la necessità di un embrione ancora vitale, ma che l’attività di ricerca allo stato attuale ne determina di norma la soppressione.
Il problema di quale fosse il destino di questi embrioni residuali inidonei all’impianto, fu avvertito dal CNB in occasione dei documenti concernenti Considerazioni bioetiche in merito al c.d. “ootide” (15/7/2005) e L’adozione per la nascita (APN) degli embrioni crioconservati e residuali derivanti da procreazione medicalmente assistita (P.M.A.) (18/11/2005).
Del tema si è interessato il precedente CNB fin dal 2005 ma essendo venuto a scadenza il suo mandato, non fu possibile redigere un testo di sintesi da poter porre all’attenzione della plenaria. Una volta, dunque, rinominato il CNB, il Comitato ha ripreso in considerazione la tematica, costituendo un gruppo di lavoro che ha elaborato un documento approvato in occasione della plenaria del 26 ottobre 2007.
L’importanza e la novità del documento sta in particolare nel fatto che i Componenti del CNB nell’ambito di questa problematica hanno discusso ed esaminato la possibilità che venga individuato un criterio di accertamento di morte dell’embrione, quando la sua vitalità non sia definitivamente venuta meno, di modo che si renda possibile la donazione di cellule embrionali alla ricerca, stabilendo un’analogia con la donazione di organi ex mortuo. Alcuni Componenti ritengono sostenibile l’analogia e auspicato che si possa giungere da parte del mondo scientifico ad accertare la morte dell’embrione a fronte di sue determinate condizioni fisiche che ne impediscono lo sviluppo (morte organismica). E se il prelievo e l’utilizzazione di blastomeri vivi da un embrione dichiarato morto può essere paragonabile al prelievo di organi e tessuti da un individuo dichiarato morto, può allora ritenersi eticamente lecita la donazione dei primi alla ricerca. Altri Componenti del CNB non si riconoscono in questa ipotesi di lavoro poiché ritengono non praticabile l’analogia tra accertamento della “morte cerebrale totale” su chi è già nato (per l’eventuale espianto di organi) e l’accertamento della “morte per arresto e degenerazione dello sviluppo” dell’embrione (allo scopo di un eventuale prelievo di uno o più blastomeri ancora funzionali). Per meglio precisare le ragioni di tale dissenso alcuni membri del CNB hanno voluto redigere una postilla.

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