Definizione e accertamento della morte nell'uomo

15 febbraio 1991

Abstract

Testo integrale

Il parere tratta il problema dell’accertamento della morte attraverso il criterio neurologico, considerato in diversi Paesi come uno standard valido, accanto a quello tradizionale (cardio-respiratorio). Dopo una attenta analisi dal punto di vista tecnico scientifico dei criteri presentati dalla medicina, la conclusione a cui arriva il documento è quella già da tempo formulata dalla Commissione Harvard (1968) e dalla President’s Commission for the Study of Ethical Problems in Medicine and Biomedical and Behavioural Research (1981), del concetto di morte definito come “la perdita totale e irreversibile delle capacità dell’organismo di mantenere autonomamente la propria unità funzionale”. Precisa, pertanto, il Comitato che non può essere accettato quel criterio «che fa riferimento alla “morte corticale” nel verificarsi della quale rimangono integri i centri del paleoencefalo e permane attiva la capacità di regolazione cerebrale delle funzioni omeostatiche e vegetative, compresa la respirazione autonoma».
In questo documento il CNB ha tenuto distinto il problema dell’accertamento della morte da quello del trapianto d’organi sul ben preciso presupposto che l’evento della morte non debba avere un secondo fine. Il principio di solidarietà che giustifica i trapianti di organi non può essere valutato e considerato anche nell’ambito della determinazione della morte dell’individuo. Tuttavia, se sussistono le condizioni è doveroso mettere in atto quelle procedure che possono condurre alla donazione degli organi al fine del trapianto.
Il parere sottolinea la problematicità dell’accertamento della morte in età pediatrica e nei neonati, per le difficoltà esistenti nella diagnosi clinica e strumentale che impongono alla scienza come al diritto l’adozione di particolari cautele e criteri differenziati rispetto all’accertamento della morte nelle persone adulte.
Il CNB rimarca altresì come nell’opinione pubblica i criteri scientifici sono spesso sconosciuti o male interpretati e questo contribuisce a generare grande sconcerto sull’esatta definizione della morte e del momento in cui essa si verifica. Da qui anche l’invito al legislatore di sviluppare in termini normativi i criteri presentati dalla scienza medica per l’accertamento della morte, anche al fine di rendere legittima e certa l’attività del medico in questi casi di fine vita. Di fatti il documento del CNB all’epoca risultò importante per il legislatore italiano che nella legge 578/93, Norme per l’accertamento e la certificazione di morte, lo fece in gran parte proprio stabilendo all’art. 1 che “la morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”.

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