L’identificazione del corpo umano: profili bioetici della biometria

26 novembre 2010

Abstract

Testo integrale

Il Parere si occupa delle nuove tecniche di identificazione di ogni essere umano attraverso la rilevazione, tramite sensori elettronici, di determinate caratteristiche fisiche e
comportamentali (ad esempio, impronte digitali, voce, iride, retina...) che vengono riprodotte sotto forma di sequenze matematiche e possono essere conservate in apposite
banche dati elettroniche. L’insieme di queste tecniche di rilevazione dell’identità, per quanto eterogenee e ancora in fase sperimentale, ha determinato il formarsi di uno
specifico settore disciplinare denominato “biometria”, che coinvolge elettronica, informatica, statistica, medicina, psicologia, etica e diritto.
Il CNB, oltre a sottolineare gli innegabili vantaggi che l’impiego di queste nuove tecnologie offre per la tutela dell’ordine pubblico e per la sicurezza delle transazioni
commerciali, mette in luce anche i possibili rischi a cui si potrebbe andare incontro attraverso un uso distorto e incontrollato. I dati biometrici potrebbero, infatti, essere
collegati con i dati personali relativi alle condizioni di salute, ai gusti, alle abitudini, determinando nuove e più invasive forme di controllo o di emarginazione sociale. Per
questo motivo, il CNB raccomanda che sia vietata ogni forma di applicazione settoriale e discriminatoria, che comporti un’indebita utilizzazione di queste tecnologie, al di là delle
funzioni strettamente necessarie, oppure che escluda, dal godimento dei servizi, chi non ha particolari caratteristiche fisiche (disabilità biometrica). Questa misura generale
dovrebbe essere accompagnata dalla disciplina, sia a livello europeo che a livello internazionale, di nuovi e più preganti aspetti, del diritto soggettivo alla riservatezza. Si
sottolinea, in particolare, l’esigenza di prevedere un diritto di accesso, da parte di ciascun soggetto interessato, alle banche dati biometriche che lo riguardano per conoscere quali
informazioni siano raccolte sul proprio conto, da chi, per quali finalità, da quanto tempo e per quanto tempo. Altrettanto importante sarebbe il riconoscimento legislativo di una sorta
di “diritto all’oblio”, che preveda processi certi e trasparenti di cancellazione dei dati acquisiti indebitamente.

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