21 settembre 1995
Dopo una ricostruzione storica del rapporto tra uomo e ambiente, il CNB definisce il concetto stesso di “ambiente” come l’insieme dei componenti naturali e il loro reciproco
rapporto. L’uomo non è quindi considerato come estraneo all’ambiente, ma ne è una componente essenziale, per cui non può realizzare una sua completa emancipazione
attraverso il dominio della scienza sulla natura, come si sosteneva nell’età moderna, ma deve cercare un equilibrio tra le proprie esigenze e quelle delle altre componenti naturali.
Il Comitato sottolinea l’importanza della biodiversità e i danni che l’attività umana può arrecarle, raccomandando l’adozione di politiche mirate al contenimento delle emissioni di
anidride carbonica, responsabili del surriscaldamento del pianeta; la tutela da sostanze inquinanti delle acque dolci e degli alimenti; la limitazione della diffusione di organismi
geneticamente modificati. Queste azioni, oltre a preservare l’equilibrio dell’ecosistema, possono avere conseguenze positive sulla salute umana. Una menzione particolare è dedicata all’aumento della popolazione mondiale, che esercita una forte pressione sull’equilibrio ambientale.
Il documento analizza le possibili soluzioni alla questione ambientale. Da un lato critica l’ecologismo radicale, che assegna un primato etico e giuridico all’ordine naturale,
minacciato dalle azioni dell’uomo; dall’altro lato critica la prospettiva che afferma l’inutilità del riferimento all’etica ambientale e ricerca nell’organizzazione economica e sociale gli
equilibri interattivi tra uomo e ambiente. Il Comitato accoglie una terza prospettiva, che richiede di sostenere i comportamenti individuali e sociali in grado di tutelare
opportunamente l’ambiente olisticamente nel contesto dei problemi sociali, economici e politici.
In questo contesto è ribadita la centralità del diritto, che utilizza categorie antropologicamente connotate e risulta difficilmente conciliabile con l’ecologismo radicale.
Si segnala comunque un’importante evoluzione della cultura giuridica, che non considera
più l’ambiente come res nullius e che sostiene indispensabile una cooperazione internazionale, dal momento che la soluzione di questi problemi non può essere ricercata
entro i confini dei singoli Stati.