Conflitti d'interessi nella ricerca biomedica e nella pratica clinica

8 giugno 2006

Abstract

Testo integrale

I medici, che si occupano della ricerca applicata e dei problemi concreti dei pazienti, si trovano oggi a lavorare in un contesto nel quale gli interessi economici sono sempre più importanti. Pertanto essi sono fortemente esposti a possibili conflitti d’interesse. Questo è il tema bioetico posto al centro del parere.
Il CNB fa propria una definizione di ‘conflitto d’interessi’ oggi largamente accettata: “Si ha un conflitto d’interesse quando ci si trova in una condizione nella quale il giudizio professionale riguardante un interesse primario (la salute di un paziente o la veridicità dei risultati di una ricerca) tende a essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (guadagno economico, vantaggio personale)”.
Il documento approfondisce alcuni problemi quali i “falsi” nella scienza, le distorsioni metodologiche in medicina, l’etica della ricerca, il rapporto tra la ricerca clinica contemporanea e l’industria, il conflitto d’interesse del medico ricercatore e quello del clinico.
Il CNB riconosce che il conflitto d’interessi costituisce una condizione e non un comportamento. Pertanto, diviene moralmente condannabile soltanto quando determina comportamenti riprovevoli. Ciò che la bioetica può fare è indicare un limite che renda difficilmente praticabili i comportamenti riprovevoli o che stabilisca dove uno status del conflitto genera un comportamento disapprovabile.
Sia nell’ambito della ricerca scientifica che in quello della pratica clinica, si ritiene fondamentale la correttezza metodologica ed etica con cui si producono i dati scientifici. Nel primo caso, dovranno essere valutati soprattutto gli interessi generali dei malati. Nel caso dell’attività clinica, la soluzione non può essere trovata che nel riferimento ad un principio superiore a quello provocato dal conflitto d’interessi: il bene del paziente.
Dopo aver richiamato alcune delle situazioni più frequenti nelle quali l’obiettività della ricerca e quella dell’informazione scientifica possono venir messe in pericolo, nelle sue raccomandazioni finali, il CNB sottolinea il ruolo dei Comitati etici. Essi debbono verificare i protocolli sperimentali sottoposti alla loro approvazione, valutando sempre rischi e benefici. Inoltre, debbono promuovere la divulgazione delle conoscenze scaturite dalla ricerca clinica ed esercitare ogni sforzo affinché in letteratura compaia notizia anche di eventuali risultati negativi. È inoltre auspicabile che gli stessi Comitati etici assolvano al compito di “garanti”, il che implica che siano assicurate la loro indipendenza e l’assenza di qualsiasi forma di conflitto d’interessi al loro interno. In virtù di un principio di trasparenza, ogni sponsorizzazione e ogni legame esistente fra l’industria e il singolo ricercatore o l’istituzione in cui questi opera, debbono essere dichiarati pubblicamente. Gli sponsor debbono inoltre comunicare sempre tutti i dati ottenuti.
Infine, il CNB scoraggia la divulgazione dei risultati di un esperimento prima che questi siano stati sottoposti al vaglio e al giudizio della comunità scientifica onde evitare di indurre nell’opinione pubblica false speranze o pericolosi allarmismi.

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